Dario Fo

Tanino Liberatore

  • tecnica: Matita su carta

  • data: 1998

  • dimensioni: mm 300 x 425

  • collocazione: Sezione 2 (“Celebrità”)

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Dario Fo

Tanino Liberatore

Prima di entrare a far parte della nostra collezione, questo disegno fu esposto a Grottammare nell’ambito della mostra “Segni Fo”, curata nel 1998 da Vincenzo Mollica. L’esposizione aveva lo scopo di celebrare Dario Fo (Sangiano, 1926 - Milano, 2016), il famoso drammaturgo, attore e attivista insignito l’anno prima del Premio Nobel per la letteratura, riunendo opere a lui dedicate da diversi tra i maggiori disegnatori italiani e alcuni disegni realizzati dallo stesso Fo, del cui bagaglio culturale ed espressivo faceva parte anche la pittura.

Da decenni, Tanino Liberatore, l’autore del ritratto, è una figura di spicco della scena artistica internazionale, riconoscibile per la turgidità e la sensualità dei corpi che disegna. Parigino di adozione (è nato nel 1956 a Quadri, in provincia di Chieti, e vive a Parigi dal 1982), Liberatore recitò all’inizio della sua carriera un ruolo significativo nel fermento culturale che interessò l’Italia negli anni Settanta del Novecento, terreno fertile per una breve ma intensa stagione creativa che ha prodotto risultati altamente innovativi, parte dei quali veicolati da un uso sperimentale del fumetto attraverso una serie di brillanti riviste satiriche, come Cannibale, Alter Alter, Frigidaire, Valvoline.

La sua fama come fumettista, ottenuta quasi suo malgrado (non avendo l’artista, a suo dire, mai avuto la pazienza necessaria per creare narrazioni visive in serie), si basa principalmente su un personaggio creato nel 1978 da Stefano Tamburini, RanXerox, sviluppato graficamente da Liberatore e rimasto una delle sue immagini più rappresentative. Questo cyborg violento e volgare, che agisce in scenari urbani distopici e deve il nome al fatto di essere stato assemblato con parti di una fotocopiatrice, si è presto emancipato dalle strisce in cui era protagonista, diventando una figura autonoma, adattabile a contesti diversi. Il riadattamento più noto del “tipo” RanXerox si trova sulla copertina di un album di Frank Zappa, The Man from Utopia (1983), in cui il musicista americano è rappresentato con i muscoli iper-accentuati, la fisionomia belluina e la posa irruente che caratterizzano l’androide di Liberatore.

Simile il trattamento riservato a Dario Fo in questo ritratto a matita: del “coatto sintetico” RanXerox, il drammaturgo lombardo ha qui l’aspetto veemente, il petto ipertrofico, le braccia erculee, le mani “michelangiolesche”, la caratteristica onomatopea (“ZNÓRT”). Il ritratto è quindi una celebrazione ironica e affettuosa della vitalità inesauribile del poliedrico autore e performer, a cui Liberatore associa altri due attributi, questa volta esterni al suo mondo creativo. Il primo attributo è la stella disegnata sul petto, un riferimento al mondo dei supereroi dei fumetti, in particolare al personaggio di Capitan America, creato da Joe Simon e Jack Kirby nel 1941. Questo lottatore instancabile, originariamente un modesto studente d’arte, usa i suoi superpoteri per difendere la democrazia e i diritti degli altri, un po’ alla maniera di Dario Fo. Il secondo elemento è il copricapo da giullare, un contrassegno che riconduce alle ben note ricerche di Fo sul linguaggio, l’affabulazione e la cultura popolare medievale, di cui Mistero buffo (1969) è il risultato più celebre. Furono proprio queste ricerche teatrali la ragione principale da cui scaturì la decisione di assegnargli il Premio Nobel: “seguendo la tradizione dei giullari medievali”, si legge nella motivazione ufficiale dell’Accademia Svedese, Dario Fo “ridicolizza il potere, restituendo dignità agli oppressi”.