Wave -Tokyo Rockabilly è un’opera di Ale Giorgini, un illustratore e designer vicentino affermatosi da tempo a livello internazionale con il suo stile inconfondibile. Come lui stesso ha spiegato, il suo segno così caratteristico “unisce l’estetica lisergica e psichedelica dell’illustrazione e dei cartoni animati anni ‘70 con il rigore e la rigidità delle regole geometriche”, citando tra i contributi decisivi per il suo sviluppo i cartoni animati di Hanna-Barbera e i libri illustrati di Miroslav Šašek, da un lato, e dall’altro la frequentazione di un istituto per geometri nel corso della sua formazione scolastica. Significativo è il titolo scelto per una sua mostra personale tenuta a Torino nel 2018, Geometricalismo, che, al netto dell’ironia con la quale evoca i manifesti delle avanguardie artistiche del primo Novecento, ricorda come l’asse portante del suo linguaggio espressivo sia proprio la costruzione di sagome geometriche tracciate con segni essenziali.
Un posto di rilievo nella miriade di riferimenti che alimentano la sua iconografia è occupato dalla cultura del Giappone, un paese verso il quale da tempo nutre un forte interesse; un interesse che lo ha portato, tra l’altro, a realizzare diverse illustrazioni ambientate a Tokyo e a esibire per due volte in questa città i risultati di una evoluzione in senso multimediale nelle sue opere, ossia l’intervento grafico su fotografie scattate da lui medesimo (Intervallo, 2017, 2019). Giorgini, infatti, è tra le altre cose un “illustratore di viaggio”, un narratore curioso di luoghi vicini e lontani, di cui riesce a cogliere alla sua maniera certe peculiarità. Una delle sue serie giapponesi, intitolata Tokyo Rockabilly, ha per tema una delle tante subculture presenti nella capitale nipponica, quella rockabilly appunto, tratto d’unione tra il paese del Sol Levante e la cultura statunitense della metà del Novecento, che a sua volta costituisce un punto fermo nell’immaginario dell’autore.
Come un’altra sua serie dedicata al Giappone (intitolata Tokyo frames), Tokyo Rockabilly inquadra le figure umane nell’ambiente metropolitano, che è poi il contesto tipico di ogni subcultura. L’illustrazione Wave -Tokyo Rockabilly, pertanto, rappresenta in questo senso un’eccezione. Qui abbiamo infatti un’ambientazione balneare nella quale si ricontestualizza, omaggiandola, l’opera più celebre di Hokusai, La grande onda di Kanagawa (1830-31), un’icona dell’arte figurativa giapponese che Giorgini cita abbastanza fedelmente.
Su tutto il resto, invece, si prende spiritose libertà: la scena maestosa della xilografia di Hokusai diventa un’ordinaria gita al mare; il monte Fuji sparisce dallo sfondo, mentre vi compare in alto a sinistra la silhouette di Godzilla; al posto delle barche dei pescatori in balia dell’onda gigantesca c’è una tavola da surf che la figura maschile tiene prudentemente in mano. Invece dei volti umani (un elemento a cui le illustrazioni di Giorgini dedicano normalmente molto spazio), qui a essere sottolineate sono le acconciature, ossia il ciuffo anni ’50 della figura maschile e lo chignon della figura femminile. Infine, non si sa quanto volontariamente, le gambe piegate della donna seduta formano un elemento straniante, una specie di mash-up tra Hokusai e Giorgio de Chirico, visto che unite ricordano un arto inferiore dei celebri manichini “metafisici” dipinti dal pittore italiano.